In seguito al pareggio fra Napoli e Genoa di lunedì scorso il Bologna rimane secondo a pari punti coi partenopei.
(Ricordo che se le partite dei rossoblu contro Napoli e Juventus non fossero state truccate ci troveremmo primi con qualche punto di vantaggio sulla Juve che sarebbe seconda).
Nonostante il secondo posto in classifica Renzo Ulivieri nella sua ultima conferenza stampa ha detto che il Bologna si trova in un momento di difficoltà di gioco:infatti non è brillante come qualche giornata fa o lo è solo a tratti e le occasioni create sono diminuite di pari passo coi goal.
Se oggi guardiamo i nostri avversari dall'alto dobbiamo ringraziare Francesco Antonioli che, in un momento di forma eccezionale non prende goal da tre partite(Brescia-Bologna 1-1).
A testimoniare il suo grande momento ci pensa l'ultimo goal che ha subito perchè è arrivato su calcio di rigore in occasione di Brescia-Bologna.
In quella stessa partita il portiere ex Roma ne aveva parato un altro sullo 0-0.
Quindi il Bologna non pende goal su azione dalla partita con la Triestina(la Juve, a Bologna, non ha mai segnato il 19 Dicembre)nella rete avvenuta in un batti e ribatti nell'area rossoblu.
I problemi descitti da Ulivieri potranno essere risolti se tutti i giocatori daranno il meglio da quì alla fine del campionato; ricordandosi anche della statistica riguardante i finali di campionato delle squadre di Ulivieri, secondo la quale si finisce il campionato in un crescendo rossiniano(vedi il torneo dei bar del 1996-97).
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Oggi due parole sul giocatore più amato dalla tifoseria rossoblu.
Giacomo Bulgarelli, nato a Portonovo di Medicina il 24 ottobre 1940, nella sua intera carriera ha indossato sempre la maglia del Bologna, collezionando 392 presenze in serie A (record assoluto fra tutti i giocatori, nell'intera storia della squadra felsinea) realizzando 43 gol; ha indossato la maglia azzurra della Nazionale per 27 volte, marcando 7 reti complessive.
Centrocampista classico, definito il miglior "interno" del calcio nazionale del dopoguerra, intelligente in campo e fuori, dinamico e ordinato, vero uomo-squadra, non disdegnava di scendere a rete, traducendo in rete le sue giocate geometriche; vero faro del Bologna dal 1959 al 1975.
Diciasette stagioni sempre con la stessa maglia, con la quale ha vinto lo scudetto nella stagione 1963/64, due Coppe Italia (1970 e 1974), una Coppa di Lega Italo-Inglese (1970).
Con la Nazionale ha partecipato a due spedizioni mondiali, in Cile nel 1962 ed in Inghilterra nel 1966 dove il suo infortunio al ginocchio nella gara contro la Corea e la sua uscita dal campo contribuirono non poco all'eliminazione degli azzurri. Partecipò, ventenne, anche alle Olimpiadi di Roma.
Le sue ultime due stagioni calcistiche lo videro protagonista nell'insolito ruolo (per lui) di libero, davanti alla difesa, dove sostituì in maniera egregia Janich.
Il 19 aprile 1959 a soli 18 anni viene impiegato dall'allenatore Foni nella gara interna vinta contro il Vicenza per 1-0; in quella squadra giocavano ancora Pilmark, Vukas e Maschio che Giacomo sostituì proprio in occasione del suo esordio. Le qualità del giovane campione furono subito intuite e si capì che il ragazzo avrebbe fatto strada.
La stagione successiva fu il nuovo tecnico Allasio ad inserire, con maggior frequenza, Bulgarelli negli schemi del centrocampo rossoblu, in coppia con Romano Fogli altra fonte di luce per il gioco del Bologna.
La consacrazione definitiva, tuttavia, è tutta merito dell'intelligenza tattica di Fulvio Bernardini che arretrerà Giacomo al ruolo di interditore affiancandogli Fogli dietro al fantasista Helmut Haller; un centrocampo unico ed irripetibile al servizio del Bologna che giocava "come solo in Paradiso.."
Nella sfortunata spedizione mondiale in Cile, l'unica consolazione è rappresentata dall'esordio di Giacomino nell'ultima gara contro la Svizzera; in quell'occasione Bulgarelli segnò due reti, fatto di per sé clamoroso per un debutto.
Nel 1962, il 14 ottobre, realizzò una delle 7 reti con le quali il Bologna batté il Modena; fu in quella gara che Bernardini pronunciò la famosa frase "Così si gioca solo in Paradiso"; Giacomo era l'angelo più importante di quella squadra celestiale.
Fu per Renato Dall'Ara un figlio prediletto ( lo chiamava "ragassòlo") e Giacomo, tre giorni dopo la morte del suo Presidentissimo, contribuì con una prova gagliarda alla conquista dello scudetto vincendo a Roma lo spareggio contro l'Inter.
Dall'Ara e Bulgarelli; non c'era bisogno di procuratori per firmare il contratto. Bulgarelli non aveva, anzi, bisogno di chiedere nulla e lui stesso del suo presidente ha ricordato: "Dall'Ara amava far fare anticamera nella sede di via Amendola; lunghe ore di attesa prima di poter incontrarlo. Poi parlava di tutto tranne che di ingaggio, salvo chiedere di firmare in bianco e poi di offrire di più di quanto sperato"
Negli anni successivi e fino alla fine della carriera rinunciò al passaggio ad altre squadre (il Milan in particolare lo voleva per affiancarlo a Rivera) diventando un simbolo e l'ultima vera bandiera per il Bologna.
Nel 1974, in occasione della finale di Coppa Italia contro il Palermo, fu fischiato un rigore (a dire il vero concesso generosamente all'esperienza di Bulgarelli) per un fallo al 90° minuto commesso ai danni di Giacomo. Fu questa furbata del capitano a regalare l'ultimo trofeo, vinto dal Bologna nella sua lunga storia.
Giocò l'ultima partita con il Bologna il 4 maggio 1975, contro l'Ascoli. La giocò, come detto, nel ruolo di libero e quella gara fu l'ultima a vedere in campo un protagonista dell'ultimo scudetto.
Nella squadra rossoblu del secolo la maglia numero 8 è tua, Onorevole Giacomino. Salute!! (così lo chiamava Gino Villani, mitico supertifoso del Bologna; accoglieva con questa frase, urlata al megafono, l'entrata in campo della squadra rossoblu, con in testa il suo capitano Giacomo Bulgarelli.
Il grido di battaglia partiva dalla torre di Maratona e rendeva omaggio all'ultima vera bandiera bolognese, ultimo figlio campionissimo del vivaio rossoblu).
Ora due parole sul centravanti Harald Nielsen.
nato il 26-10-1941 a Frederikshavn
Calciatore danese, dotato di notevole senso del goal, arrivò in Italia nella stagione 1961-62 ingaggiato dal Bologna e venne soprannominato "Dondolo". La sua prima stagione in Italia non fu felice, giocò soltanto 16 partite facendosi però ammirare grazie a 8 reti, l'anno successivo vinse il titolo di capocanoniere con 19 reti e in quello successivo riuscì a vincere uno storico scudetto con i rossoblu e nuovamente il titolo di capocannoniere con 21 centri.
La sua stella in Italia fu particolrmente effimera perché dopo le prime tre stagioni inizio una decadenza ingloriosa. Nella stagione 1964-1965 deluse parzialmente le attese segnando solo 13 gol, e in quella successiva litigò con il fuoriclasse tedesco Helmut Haller con il risultato che la sua prestazione scese ancora, 12 goal nel 1965-66 e 8 nel 1966-67, venne ceduto all'Inter per una stagione (8 partite, 2 reti), poi al Napoli (10 partite, 2 reti) e infine l'ultimo anno in Italia con la maglia della Sampdoria con cui scese in campo 4 volte senza mai andare a segno.
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Stagione Squadra Pres. Reti
1961-62 Bologna 16 8
1962-63 Bologna 29 19 (Capocannoniere)
1963-64 Bologna 31 21 (Capocannoniere)
1964-65 Bologna 31 13
1965-66 Bologna 29 12
1966-67 Bologna 21 8
1967-68 Inter 8 2
1968-69 Napoli 10 2
1969-70 Sampdoria 4 0
Grazie, Mic!
Bravo Leo, il tuo blog mi piace sempre più.
dan
Oggi due parole su Ezio Pascutti.
Ezio Pascutti (Mortegliano, UD, 1 giugno 1937) è stato l'ala sinistra del grande Bologna degli anni sessanta.
Il suo nome è legato a doppio filo con quello del Bologna, squadra nella quale approdò nel 1954 a soli 17 anni. Esordì diciottenne in Serie A e a partire dal 1958 formò una celebre coppia d'ali con Marino Perani.
Rimase al Bologna fino al 1969 per un totale di 296 presenze in massima serie con 130 reti, il celebre scudetto del 1964 arrivato dopo lo spareggio con l'Inter e 17 presenze in nazionale con cui segnò anche 8 reti (oltre a 2 presenze e 1 rete con la nazionale B). Ha inoltre partecipato a due campionati del mondo: nel 1962 e nel 1966.
Nonostante le sue indubbie qualità sportive, Pascutti è stato più spesso ricordato per un increscioso episodio avvenuto in un incontro della nazionale contro l'URSS il 13 ottobre 1963: per reazione al duro marcamento del terzino Dubinsky, lo colpì con un pugno, guadagnandosi un'espulsione dopo soli soli 23’ di gioco (e la nazionale fu sconfitta ed eliminata dagli Europei). Da allora la fama di essere "quello del pugno facile" gli rimase attaccata come una maledizione, amareggiando ogni successiva vittoria sportiva.
Tra i tanti meriti sportivi, Pascutti ha detenuto per moltissimo tempo il record di reti consecutive in campionato (10), infranto soltanto nel 1994 da un centravanti formidabile come Gabriel Batistuta.
Adesso parliamo di Helmut Haller.
Nato a: Augsburg (Germania Ovest) il 21/07/1939.
Ruolo: mezzala di punta.
Esordio nel Bologna: 09/09/1962 in Sambenedettese-Bologna 0-1 (1° turno eliminatorio Coppa Italia 1962/63).
Stagioni nel Bologna: 1962/63 - 1967/1968 [6], tutte in A.
Palmares nel Bologna: 1 Scudetto (1963/64).
Presenze e reti in Nazionale (Germania Ovest): 33 presenze e 13 gol (8 presenze e 7 gol militando nel Bologna).
Soprannome: -
Numero di maglia: 10
Acquistato dal Bologna nell'estate del 1962 dal SC Augsburg e ceduto nell'estate del 1968 alla Juventus.
I Mondiali cileni del 1962 rivelano in tutto il suo splendore un biondo tedesco non ancora 23enne che gioca meravigliosamente, offre preziosi assist al bomber Uwe Seeler ed è la stella indiscussa del centrocampo della Germania Ovest.
Gioca in una modesta squadra bavarese (SC Augsburg) nella quale ha esordito a 17 anni e due anni più tardi è già in Nazionale.
Il presidente del Bologna Renato Dall'Ara s'innamora di questo tedesco tracagnotto (1,76 m x 77 kg) che per carattere e tocco di palla sembra un sudamericano e, dopo alcune relazioni positive dell'ex rossoblù Sansone, va personalmente in Baviera a chiudere il contratto.
Sulla strada del ritorno la leggenda narra che la macchina guidata da Sansone cappottò e finì in un fosso, ma Dall'Ara risalì prontamente con il contratto in mano urlando "Haller è qui, ce l'ho in pugno!".
E così nella stagione 1962/63 il Bologna può schierare uno dei migliori centrocampisti offensivi in circolazione, per la gioia dei tifosi e del presidente, che si esalta dichiarando che "Haller vale tre Sivori!".
A dispetto del fisico non proprio atletico, Haller non salta una partita nelle prime due stagioni bolognesi e mostra tutto il suo vasto repertorio, fatto di fantasia ai massimi livelli, ispirazioni continue sulla trequarti che fruttano splendidi assist, progressioni in dribbling irresistibili e grande capacità di tirare da tutte le posizioni (rigori compresi) che gli consente di segnare un discreto bottino di gol.
Per far posto ad Haller nel suo ruolo naturale di mezzala di punta, Bernardini sposta più indietro Bulgarelli, lasciando ampi spazi e libertà tattica al tedesco, il quale accende una prima linea (Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haller e Pascutti) che raggiunge le massime vette di rendimento e spettacolarità.
Carattere scanzonato e incline agli scherzi, una volta, in risposta ad un tifoso che lo apostrofò con un "Heil Hitler" lui rispose prontamente con un "Heil Mussolini!".
I tifosi rossoblù lo eleggono a loro beniamino, e lui li ripaga sciorinando prodezze a ripetizione e trascinando il Bologna alla conquista del settimo scudetto nel 1963/64, che gli vale il 14° posto nella classifica del pallone d'oro 1964. Entrerà in questa prestigiosa classifica anche nel 1966 (18°) e nel 1967 (16°).
Purtroppo la successiva avventura in coppa Campioni termina al primo turno, soprattutto a causa della scarsa vena realizzativa di Nielsen che nello spareggio con l'Anderlecht (a Barcellona) spreca alcuni ghiotte occasioni, provocando il risentimento di Haller, acuito negli anni da una certa gelosia tra i due, alimentata anche dalla terribile moglie del tedesco (Frau Waltraud, che le fa anche da procuratore), la quale sostiene che il danese riceve popolarità e soldi solo perchè sfrutta gli splendidi passaggi di suo marito!
La "guerra" tra i due stranieri rossoblù produce dapprima una diminuzione del potenziale d'attacco del Bologna e poi una spaccatura sempre più marcata nel tifo e nello spogliatoio felsinei, con due fazioni (pro Haller e pro Nielsen) che in pratica si detestano.
Nel 1966 Haller è tra i grandi protagonisti del Mondiale, con 6 gol risulta vicecannoniere alle spalle di Eusebio e porta la sua Germania Ovest a giocarsi la finale con l'Inghilterra, persa solo per un gol "fantasma" dell'inglese Hurst. Il tedesco si "vendica" portandosi a casa il pallone della finale (che per tradizione britannica spetterebbe ad Hurst in qualità d'autore di una tripletta) come si apprenderà circa trent'anni dopo!
La querelle tra i due stranieri del Bologna viene risolta nel 1967 con la cessione del centravanti danese all'Inter, per la gioia dell'allenatore Carniglia, Halleriano convinto in quanto grande estimatore dei giocatori di classe.
Le bizze di Helmut, però, non accennano a diminuire, sia nei confronti della stampa che dei compagni meno dotati tecnicamente. Nel maggio 1968, alla vigilia dell'andata della semifinale di coppa delle Fiere a Budapest contro il Ferencvaros, a seguito di un articolo del "Guerin Sportivo", Haller si rifiuta di scendere in campo, poi l'allenatore in seconda Cervellati lo convince, ma non offre una prestazione esaltante e il Bologna perde 3 a 2.
Al ritorno il Bologna pareggia 2 a 2 ed è eliminato, ed i tifosi, esasperati dal clima d'insubordinazione e di polemica all'interno dello spogliatoio, riempono d'insulti tutti i giocatori e Haller viene addirittura inseguito e quasi preso ad ombrellate!
Al termine della stagione 1967/68, giocata in tono minore e non più amatissimo dai tifosi, viene ceduto alla Juventus per 450 milioni dal presidente Goldoni, che credendolo ormai sul viale del tramonto ne approfitta per rimettere in sesto le casse societarie.
In bianconero, in 5 stagioni giocate da protagonista, anche se a volte bizzoso e in sovrappeso, vince due scudetti, disputa una finale di coppa dei Campioni e partecipa ai mondiali del 1970.
E' stato eletto miglior centrocampista d'attacco tedesco del secolo dalla stampa del suo paese.
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